Crataegus pyracantha

La piracanta è un arbusto da giardino sempreverde, le circa dieci specie sono originarie dell’Europa e dell’Asia, e in Italia si può trovare anche allo stato selvatico; produce un arbusto denso e no molto compatto, molto ramificato, con fusto che presenta ramificazioni anche molto in basso, quasi a livello del terreno; la corteccia è scura, e i rami sono in genere sottili, con crescite annuali di svariati centimetri; tutti i fusti portano grosse spine appuntite.

In primavera produce piccoli fiori bianchi a cinque petali, riuniti in piccoli mazzetti, a cui seguono in estate le piccole bacche colorate, che rimangono a lungo sulla pianta; in natura le bacche sono rosse, arancioni o gialle.

Il nome scientifico pyracantha deriva dal greco, dove pyr significa fuoco e acanthos significa spine, quindi questa pianta si chiama spine infuocate, a evocare i due tratti distintivi dell’arbusto: le spine acuminate e i frutti che incendiano il giardino autunnale.

Mi inchino davanti a tanta BELLEZZA e ELEGANZA, da vivere per più di 15 giorni. Da ottobre a gennaio si veste altrettanto copiosamente di rosso… come l’atmosfera Natalizia: è emozionante!
Il merito di tutto questo è senza dubbio una buona potatura di sforbiciamento, una tecnica da usare per ogni cespuglio subito dopo ogni fioritura per farlo rifiorire.
Come diceva un vecchio saggio giardiniere  Vale più una bella potatura che una concimata in più.

Come coltivare la Pyracntha

Come detto prima, la piracanta è un arbusto che in Italia è presente anche in natura, quindi si tratta di una pianta da giardino di facile coltivazione, essendo già ben adattata alle condizioni climatiche della nostra penisola; si coltiva in una zona ben luminosa del giardino, con almeno qualche ora al giorno di luce diretta; si può coltivare in vaso, ma è preferibile coltivarle in grandi contenitori, o in piena terra, dove possa allargare a piacere il suo apparato radicale; gradisce terreni abbastanza sciolti e ben drenati, ma non disdegna la comune terra da giardino, purché ben permeabile e non pesante o spesso inzuppata d’acqua.

Non teme il gelo o il caldo estivo. I giovani esemplari si annaffiano per i primi due-tre anni dopo l’impianto, ma solo quando il terreno è asciutto; con il passare degli anni le piante divengono autosufficienti, accontentandosi dell’acqua delle annaffiature. Sicuramente in caso di primavere particolarmente asciutte e siccitose può capitare di dover annaffiare la pianta.

A fine inverno, ogni anno, si sparge ai piedi della pianta del concime granulare a lenta cessione, per piante da fiore, in modo da garantire un buon tenore di Sali minerali nel terreno; queste piante sono rustiche e resistenti, quindi spesso si sviluppano senza alcuna cura, né annaffiature, né concime né potature.

 

 

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